L'epopea di Garibaldi

La notte del 5 maggio 1860 salpò da Genova la spedizione condotta da Garibaldi su due vapori: il Lombardo ed il Piemonte. Obiettivo: soccorrere la Sicilia insorta.
L’11 maggio 1860 avvenne l’approdo a Marsala.
Ritratto di Garibaldi - Marsala, Museo Civico sezione Risorgimentale - Garibaldina
Spetta tutto e solamente a Marsala il merito di aver salvato la spedizione, permettendo lo sbarco, sotto gli occhi attoniti della flotta borbonica, accogliendo i <<Mille>> e Garibaldi come fratelli.
Marsala, Museo Civico sezione Risorgimentale - Garibaldina
Nelle sue memorie lo stesso Garibaldi scrisse: <<Deciso lo sbarco a Marsala ci dirigemmo verso quel porto, ove approdammo verso il meriggio, entrando nel porto vi trovammo legni mercantili di diverse nazioni. La fortuna aveva veramente favorito e guidato la Spedizione nostra, e non si poteva giungere più felicemente. Quando gli incrociatori borbonici arrivarono a tiro di cannone, noi avevamo già sbarcato tutta la gente del Piemonte e si principiava lo sbarco del Lombardo. La presenza dei due legni inglesi, influì alquanto sulla determinazione dei legni nemici, naturalmente impazienti di fucilarci, e ciò diede tempo ad ultimare lo sbarco nostro>>.
Dal Diario di Francesco Crispi si legge che lo sbarco ebbe inizio alle ore 13,15 e terminò alle 14,15.
I volontari partiti da Quarto erano 930, portavano 1010 fucili; una donna, in abiti maschili, la signora Montmasson, moglie di Crispi seguiva il marito nell’impresa.
Dall'odierna Toscana, a Talamone,  s’imbarcarono altri 60 volontari, viveri e munizioni, e ancora a Piombino altri 78 uomini.
I ritratti dei Mille - Marsala, Museo Civico sezione Risorgimentale - Garibaldina
Appena i volontari videro che il pericolo maggiore era svanito, quello di essere attaccati dal mare, sulla terra ferma, guidati da Garibaldi qualunque nemico non li faceva temere, innalzarono il loro grido di Viva l’Italia! Viva Vittorio Emanuele! Questo fu il loro biglietto di presentazione alla città di Marsala.
Garibaldi, appena vide a buon punto lo sbarco, ordinò di occupare strategicamente la città, impossessandosi dei punti vitali, e mettendo nella impossibilità di nuocere le eventuali forze armate borboniche.
Le camicie rosse dei Mille - Marsala, Museo Civico sezione Risorgimentale - Garibaldina
Si arrivò finalmente alla monumentale porta, che guarda al mare, e che oggi si onora col nome dell’Eroe Garibaldi. Anche qui molta gente attendeva per dare il benvenuto al glorioso nizzardo, seguito dal suo Stato Maggiore che salutò di tutto cuore la prima terra della sua memorabile epopea; quella terra che ricordò come prima stazione dei sui trionfi; che onorò nel suo primo grido di guerra: Italia e Vittorio Emanuele! E dell’altro: <<O Roma o morte!>>.

Marsala - Porta Garibaldi
In assenza del Sindaco, i dieci della Decuria, ossia i rappresentanti del Comune, presero la seguente deliberazione: <<Il Decurionato riunitosi straordinariamente nella fausta occorrenza dello sbarco del Generale Giuseppe Garibaldi in Marsala, nell’attestare la sua gratitudine, verso sì illustre personaggio, venuto a propugnare la libertà del paese, ad unanimità di voti delibera la decadenza della Dinastia borbonica dal trono della Sicilia, il sullodato Generale ad assumere la dittatura in nome di Vittorio Emanuele, re d’Italia, ed invita tutti i Comuni dell’isola a seguirne l’esempio. Fatto e deliberato l’11 – V –  1860>>.

Marsala - Piazza dell'Addolorata, Porta Garibaldi, retro
Tutti gli storici sono d’accordo nel dire che a Marsala occorreva non perdere tempo, e marciare avanti al più presto. Rimanere oltre in Marsala era impudenza; fortificarvisi, stoltezza; la lotta delle guerriglie è sui monti, e Garibaldi anelava di giungervi il più presto possibile.
Appena sorta l’alba del 12 maggio, si sentì per le vie di Marsala una insolita musica era la cornetta dei Mille che suonava la sveglia. Alcune ore prima di partire, Garibaldi aveva disposto una larga requisizione di cavalli e carri per il trasporto dei materiali da guerra.
Al Generale toccò una bellissima cavalla bianca, dono del sig. Sebastiano Giacalone Angileri, con bellissima sella e staffe a trafori. Detta cavalla seguì Garibaldi in tutte le campagne per l’indipendenza italiana, ed alla quale, in riconoscenza della terra nativa, pose nome “Marsala”; egli la tenne molto cara, tanto da seppellirla a Caprera.
Marsala - Portone da cui uscì la cavalla di Garibaldi ribattezzata "Marsala"